Perché senza maiuscola?

Vogliamo raccontare la scienza che sbaglia e cerca soluzioni per le proprie debolezze

A cosa serve parlare di “scienza senza maiuscola”, e perché farlo proprio ora? Per i due autori, giornalisti scientifici esperti di etica della ricerca, è il momento giusto, perché negli ultimi anni la produzione scientifica e la competizione per i fondi sono aumentate a dismisura, mentre i meccanismi di controllo interni al sistema hanno mostrato la corda.

Il libro è costruito attorno ai principi che ispirano le buone prassi scientifiche: onestà, valore, affidabilità, giustizia, principio di beneficenza, rispetto, fair play, confronto tra pari, lealtà, decoro professionale, trasparenza, obbedienza alla legge, confidenzialità. 

Un libro ricco di storie che esplora una disciplina, quella dell’etica della ricerca scientifica, attraverso la cronaca di “uomini (e donne) che sbagliano” più che attraverso la teoria.

Ne esce un ritratto della scienza come opera essenziale ma intrinsecamente umana e, come tale, soggetta a tutti gli errori e a tutte le distorsioni di ogni umana attività, bisognosa di strumenti di autocontrollo più efficaci e di un’attenta vigilanza esterna, per fare al meglio possibile l’interesse dei cittadini e della democrazia. E in fin dei conti della scienza stessa.

 

[dal risvolto di copertina]

Vuoi ordinarlo?

Ecco il link diretto ad alcune librerie in cui trovarlo.

Due parole sugli autori

Tra giornalismo scientifico, scienza ed etica

Da anni ci occupiamo, nella nostra doppia veste professionale di giornalisti scientifici e – per una di noi – di docente di etica della ricerca all’Università degli Studi di Pavia, di osservare la prassi della scienza, il lavoro quotidiano dei tanti ricercatori, spesso animati da grandi ideali, appassionati di conoscenza, dediti a cercare soluzioni per il nostro futuro, ma anche fragili, invogliati da un sistema complesso di carriere a intraprendere scorciatoie, maldestri, inclini alla discriminazione… umani, insomma.

È questa scienza che sbaglia e cerca soluzioni per le proprie debolezze che abbiamo voluto raccontare.

 

 

 

 

Negli ultimi anni viviamo con sempre maggior fastidio l’utilizzo della parola Scienza con la maiuscola. Una maiuscola che non è necessariamente segno di rispetto (anche se siamo certi che per qualcuno lo sia), ma piuttosto volontà di sistemarla in un contesto che non è quello delle attività dell’uomo, perché fuori dalla portata del giudizio dei comuni mortali che la scienza non la fanno (ma la usano, eccome se la usano).

Una Scienza portatrice di certezze assolute, come quella invocata dall’allora ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia nell’aprile del 2020: «Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili, altrimenti non è scienza».

In sostanza, l’antitesi della scienza che amiamo, che è quella che si mette sempre in discussione (altrimenti, stavolta lo diciamo noi, non è scienza). 

5/5