Perché senza maiuscola?

Negli ultimi anni viviamo con sempre maggior fastidio l’utilizzo della parola Scienza con la maiuscola. Una maiuscola che non è necessariamente segno di rispetto (anche se siamo certi che per qualcuno lo sia), ma piuttosto volontà di sistemarla in un contesto che non è quello delle attività dell’uomo, perché fuori dalla portata del giudizio dei comuni mortali che la scienza non la fanno (ma la usano, eccome se la usano).

Una Scienza portatrice di certezze assolute, come quella invocata dall’allora ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia nell’aprile del 2020: «Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili, altrimenti non è scienza».

In sostanza, l’antitesi della scienza che amiamo, che è quella che si mette sempre in discussione (altrimenti, stavolta lo diciamo noi, non è scienza). […]

Quando abbiamo progettato questo libro, pensavamo di farne una sorta di manuale di etica della scienza e della ricerca scientifica. Nel frattempo, però, è arrivata la pandemia di Covid-19 a rallentare il nostro lavoro e, nello stesso tempo, a farci ripensare all’obiettivo del libro. In quest’anno terribile abbiamo visto con i nostri occhi come ciò che pensavamo di illustrare attraverso esempi teorici, elencando fonti e linee guida, fosse in realtà parte del nostro quotidiano.

Abbiamo visto quanto i cittadini, per la prima volta obbligati a capire la scienza, le sue possibilità ma anche i suoi limiti, avessero bisogno di acquisire quella cittadinanza scientifica che consente di prendere in mano i risultati di una ricerca, guardarli, capirli, imparare a selezionare le fonti, a scegliere chi e quando ascoltare per poi decidere per sé e per il proprio Paese. 

Così abbiamo cambiato libro: vi raccontiamo le stesse cose (e abbiamo mantenuto la struttura dei capitoli che hanno tutti come titolo uno dei valori che, secondo la teoria classica dell’etica del lavoro o della bioetica, devono animare la vita professionale di chi fa scienza), ma lo facciamo attraverso tante storie. Speriamo così di contribuire a fare crescere lo spirito critico dei nostri concittadini e, allo stesso tempo, il rispetto per chi fa bene un lavoro essenziale e affascinante.

[dall’introduzione]